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Kaijin. L’ombra di cenere, un romanzo per scoprire il Giappone dei samurai

Kaijin. L'ombra di cenere.

Il Giappone di metà Trecento, il mondo dei samurai fatto di regole ferree, legami indissolubili, antichi riti, rivivono attraverso le pagine del romanzo “Kaijin, l’ombra di cenere”, di Linda Lercari ed edito da Idrovolante Edizioni.

Un romanzo in cui la storia emerge con la forza delle battaglie, la delicatezza di un panorama giapponese, la complessità dei rapporti che regolavano la società giapponese del tempo, il mistero legato a una frase appena sussurrata.

Un libro delicato e possente al tempo stesso che conduce il lettore nei meandri di un universo distante ma sorprendente; d’altra parte la letteratura, quella buona, è uno degli strumenti migliori e più affascinanti per raccontare la storia.

Una storia di battaglie e di amicizia

«In quell’assurda quiete la vita cominciò velocemente ad abbandonare il corpo del guerriero noto con il nome di Hakashinjitsu.»

Ma Hakashinjitsu, più noto con il semplice diminutivo Haka, non è, tuttavia, un semplice guerriero. Lui è il demone, un’istituzione tra i suoi commilitoni, il terrore per i nemici.

Forte, generoso, altruista, valoroso, eppure incredibilmente modesto, un’ombra che rifugge ogni luce, anche quella più tenue. Straordinario cavaliere, indomito combattente, amato e temuto, considerato invincibile sul campo di battaglia, almeno fino a quella tragica giornata, in cui una piccola distrazione si tramuta in un colpo esiziale che gli costerà la vita.

Questo, in estrema sintesi, l’identikit di Hakashinjitsu, «nato contadino e morto da guerriero all’incredibile, innaturale, età di settant’anni» che prima di spirare pronuncia una piccola frase, quasi sussurrata che «come sasso gettato in uno stagno, avrebbe prodotto echi concentrici, ripercussioni dal peso insostenibile.»
Hakashinjitsu è uno dei protagonisti di “Kaijin, l’ombra di cenere”, romanzo di Linda Lercari ed edito da Idrovolante Edizioni che fin dalle prime pagine proietta il lettore nel Giappone medievale, facendogli scoprire un mondo distante, scandito da riti antichi e spesso incompressibili, panorami mozzafiato che si alternano ai campi di battaglia, marchiato da regole ferree ma anche da misteri mai del tutto svelati.

“Kaijin, l’ombra di cenere” è un gran bel romanzo in cui il vero e il verosimile di manzoniana memoria si intrecciano in un nodo inestricabile e perfetto, regalando una trama avvincente e al tempo stesso dettagliatissima, merito di Linda Lercari, capace di trasferire nelle pagine di questo libro la sua profonda conoscenza dell’universo Giappone, una realtà che conosce ampiamente, nelle sue più diverse declinazioni: dalla storia alla cultura; dalle arti marziali alle tradizioni; dal mondo dei manga al folklore locale.

Linda Lercari, autrice di "Kaijin. L'ombra di cenere"
Linda Lercari, autrice di “Kaijin. L’ombra di cenere”

E nel suo romanzo l’amore per il Paese asiatico emerge totalmente, a partire dalla trama, incentrata sullo stretto legame tra Hakashinjitsu e Momokushi Yohisada.
Un rapporto impari, squilibrato, per certi aspetti improponibile, tanto è netta la differenza sociale tra i due, ma, proprio per questo, indissolubile.

Momokushi Yohisada è un nobile, un signore, un gokenin, ovvero un vassallo diretto dello Shogun, una delle cariche più ambite. Hakashinjitsu, invece, occupa nella rigida scala sociale un posto infimo ma è un dislivello che l’amicizia riduce, facendolo alla fine svanire, creando un ponte tra due mondi così distanti, così apparentemente impenetrabili.

Il valore della parola

Non solo la trama, tuttavia, colpisce del bel romanzo di Linda Lercari.
Perché all’intreccio narrativo si associa la parola che tocca vertici notevoli attraverso le idilliache descrizioni del Giappone dei primi decenni del Trecento, un mondo dominato da una natura delicata e madre ma anche attraverso la vivida rappresentazione di scenari bellici, dove lo stridore delle armi, il gridare dei soldati, la cupezza della morte riecheggia con forza, restituendo al lettore un universo tutto da esplorare.

Ed è proprio la scrittura la cifra più alta del romanzo pubblicato da Idrovolante edizioni, ancor prima di una trama ritmata da un crescendo di emozioni e inattese sorprese che toccano l’acme in un finale imprevedibile.

“Kaijin, l’ombra di cenere” è un romanzo delicato, fragile come la carta di riso, bello come un fiore di ciliegio appena sbocciato che dai campi di battaglia, eredità di una guerra atroce, declina verso la superba descrizione di un’amicizia, forse il sentimento più bello, di sicuro quello più puro, più gratuito, quasi eterno.

E se la guerra viene narrata attraverso una descrizione possente che ricorda le bellicose pagine di “Guerra e pace” l’amicizia emerge nel modo più nobile, atavico sentimento che neppure la morte può distruggere.

«Ammise con se stesso che Haka era stato compagno di tutta una vita, l’unico che lo aveva sorretto, l’unico fedele che gli era stato sempre accanto dandogli tutto, e non chiedendo nulla.»

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