Dall’estate del 1944 alla primavera del 1945, una parte del territorio italiano, quello a nord di Firenze, fu interessato da una lunga, complessa e cruenta guerra, l’ultima a essere combattuta sul nostro suolo.
Stiamo parlando del conflitto che vide contrapposte le forze alleate a quelle nazifasciste e che si combatté a ridosso della cosiddetta Linea Gotica, ovvero il principale fronte bellico dell’Europa meridionale, un confine lungo 320 chilometri che univa il mar Tirreno a quello Adriatico, Massa Carrara a ovest a Rimini a est, una importante porzione di territorio, l’ultimo avamposto difensivo tedesco, caduto il quale la sconfitta tedesca in Italia ma non solo, vista la rilevanza strategica di quelle zone, sarebbe stata pressoché certa.

Alle battaglie che videro contrapposti gli eserciti nemici lungo la Linea Gotica (Gotenstellung in tedesco) lo storico Massimo Turchi ha dedicato anni di intenso studio, “disperatissimo” ci verrebbe da dire parafrasando Leopardi, una lunga, complessa, dettagliatissima ricerca i cui frutti sono stati tre straordinari testi, probabilmente il meglio oggi a disposizione per chiunque voglia approfondire l’argomento Linea Gotica nella totale completezza.
Perché attraverso questi tre testi (“L’attacco. Agosto-ottobre 1944”; “Il lungo autunno. Ottobre 1944-marzo 1945”; e, infine, “L’offensiva finale. Aprile 1945”), tutti editi da Diarkos, Massimo Turchi regala al lettore un quadro quantomai esauriente e accurato di una pagina di storia non solo militare ma anche e soprattutto civile e sociale.

L’opera di Turchi, affronta cronologicamente la vicenda della Linea Gotica dai primordi, ovvero dall’estate del 1944 quando iniziarono a fervere i preparativi dell’offensiva alleata che, iniziata sul finire di agosto, si protrasse fino al 21 aprile del 1945. Mesi di battaglie, di vittorie, di sconfitte, di stasi, di stragi, di speranze, di delusioni, sensazioni che animarono entrambi i fronti militari che vissero quell’ultima battaglia sul suolo italiano profondendo ogni sforzo.
Ma ancor prima delle battaglie, dei bombardamenti aerei, degli assalti degli eserciti impegnati, dei territori persi e conquistati, di lingue e dialetti che si confusero in unico, indistinto idioma, ben trentotto furono le nazionalità rappresentate, Turchi regala una storia della Linea Gotica che è innanzitutto, profondamente umana, e non poteva essere diversamente.

Massimo Turchi, fondatore della “Linea Gotica” (un progetto che si articola attraverso l’associazione, vera e propria, un sito e persino una app) è senza dubbio uno dei massimi esperti, analizzato attraverso tutti gli strumenti possibili quali saggi, memoriali, diari, archivi ma, soprattutto, la conoscenza approfondita di un territorio lungo il quale questa pagina irripetibile di storia, troppo spesso dimenticata, è stata combattuta.
Una cicatrice che ha unito due mari, marginando montagne, colline, campagne; ma che ha anche attraversato paesi e città, unendo e dividendo donne e uomini, un crogiuolo di umanità varia a cui Turchi dà finalmente voce, facendo proprio l’insegnamento del grande Marc Bloch, di cui proprio quest’anno ricorrono gli ottant’anni della morte, per il quale la Storia, rigorosamente con a maiuscola, è una narrazione corale fatta di innumerevoli voci, tutte, nessuna esclusa, degne di essere raccontata.
Leggendo l’opera di Massimo Turchi, tutta edita da Diarkos, inevitabilmente riecheggiano i versi di una delle canzoni più belle di Francesco De Gregori, non a caso intitolato “La Storia”. Perché, in fin dei conti “La storia siamo noi, siamo noi che scriviamo le lettere, siamo noi che abbiamo tutto da vincere, tutto da perdere.”