Alfredo Mantici con il suo Spy Games, le più grandi operazioni di intelligence della storia regala al lettore, attraverso un libro agevole, una singolare lettura di alcune tra le più importanti e non sempre conosciute storie di spionaggio internazionale che hanno, talvolta, davvero modificato l’esito della storia mondiale.
Edito da Paesi Edizioni Spy Games, le più grandi operazioni di intelligence della storia è uno di quei libri che non finisce mai di stupire per la ricchezza di informazioni ma anche per l’originalità delle stesse.
Scritto da Alfredo Mantici, già Capo del Dipartimento Analisi del Sisde, nonché direttore editoriale della rivista “Babilon” questo piccolo libro ha un primo grosso merito, quello di smontare la patinata raffigurazione dei servizi segreti, quella, per intenderci, ereditata dai celebri film di 007 e non solo, offrendo, al tempo stesso, l’esatta realtà, ben inteso, non meno interessante e affascinante di quella vista al cinema e in TV.
Mantici che si laurea in medicina bel 1950 ma che, poi, entra, nel 1979, nel SISDE, divenendo uno dei protagonisti, racconta con una prosa mai leziosa e soprattutto scevra di tecnicismi, alcune vicende di spionaggio tra le più importanti, tratteggiando, al contempo, gli identikit noti e meno di alcune spie internazionali.
Il libro si apre con la storia di una spia pressoché ignota, ma il cui contributo fu determinante. Stiamo parlando di Henry Thomas Harrison, un attore shakespeariano molto noto nel circuito teatrale della Virginia, i cui servigi non di attore ma di spia, o, meglio, di scout «come pudicamente si chiamavano allora» evitarono una cocente sconfitta durante la guerra di Secessione americana per l’Armata del Potomac, una straordinaria macchina da guerra formata da centoventimila nordisti.
Se Harrison non è certo la spia più celebre della storia nessun dubbio, invece, sulla chiarissima fama di Mata Hari, forse l’informatrice più famosa di sempre.
Ma proprio le pagine che Mantici dedicate a Margarethe Zelle, questo il vero nome di Mata Hari, ci riservano il primo di una serie colpi di scena presenti nel libro.
Perché quella che è passata alla storia come la “spia del secolo” fu, in realtà, «solo una povera donna sfortunata vittima del pregiudizio e della propria bellezza.»
La leggenda di Mata Hari, come efficacemente argomenta Alfredo Mantici nel suo saggio, fu, in effetti, soltanto una leggenda, anche perché «l’unica accertata attività di spionaggio svolta dalla bella ballerina durante la prima guerra mondiale è a favore della Francia e ai danni della Germania» anche se passerà alla storia come una spia tedesca e per questo, nonostante la totale assenza di prove in tal senso, fu messa a morte dalle autorità francesi.
Dopo l’esecuzione il comandante del plotone d’esecuzione così commentò il comportamento dell’ex ballerina che con la sua bellezza aveva fatto innamorare mezza Europa, che rifiutò di essere bendata prima dell’esecuzione: «Per Dio! Questa è una signora che sa come morire.»
Tra i tanti racconti contenuti nel libro di Alfredo Mantici, c’è anche quello riguardante “l’operazione Zurigo”, l’azione messa in piedi dai reparti operativi della Marina italiana per individuare e, soprattutto, neutralizzare la centrale di spionaggio austriaca durante la Prima Guerra Mondiale.
L’operazione Zurigo, dal nome della città dove aveva sede l’intelligence italiana, vicenda tutta da leggere, con tanto di coinvolgimento di illustri prelati, venne messa in piedi per porre fine a una serie di sabotaggi nei confronti delle navi italiane, azioni che avevano arrecato danni, talvolta irreversibili, alla nostra flotta.
Emblematici, in tal senso, erano stati gli affondamenti di due corazzate: la Benedetto Brin, nel porto di Brindisi e la Leonardo Da Vinci, nel porto di Taranto, vicende che avevano privato l’Italia, non solo di due fra le navi più importanti ma anche di centinaia di soldati.
In tema di guerre mondiali interessantissimo è anche il racconto di Mantici dell’Operazione Bodyguard, l’insieme di ben dieci operazioni diverse, congegnate per convincere i tedeschi che l’invasione dell’Europa ad opera delle forze militari alleate sarebbe stata lanciata in un posto diverso dalla Normandia.
Un’operazione spionistica realizzata in grande stile che ebbe nel diplomatico spagnolo Joan Pujol Garcia, in arte “Garbo” il principale protagonista. Sarà lui, infatti, ad avvertire l’alto comando tedesco dell’infondatezza dello sbarco in Normandia, garantendo, al contempo, che il vero sbarco si sarebbe materializzato nei pressi del passo di Calais. Garbo fu talmente convincente da ricevere dallo stesso Hitler l’ambita croce di ferro, per i meriti resi alla Germania.
Ma Alfredo Mantici nel suo godibilissimo saggio non si occupa solo di guerre mondiali ma arriva fino ai giorni nostri, raccontando vicende intrise di misteri, a partire dall’uccisione a Dallas, il 22 novembre 1963, del presidente degli Stati Uniti, John Kennedy e passando anche per l’oscura vicenda legata alla morte di Bin Laden.
Non mancano, poi, riferimenti alla leggendaria “Area 151”, la base militare nel deserto del Nevada, per molti un misterioso laboratorio dove, da decenni sono “ospitati” «extraterrestri, vivi o morti, dischi volanti più o meno funzionanti, e altre diavolerie aliene.»
Un mito, quello dell’Area 51, duro a morire, come sottolinea Mantici, figlio della segretezza del luogo che ha alimentato bulimicamente la leggenda intorno alla favola di quell’installazione statunitense, segreta, certo ma di sicuro non misteriosa.
Spy Games Le grandi operazioni di intelligence della storia è davvero una lettura consigliabile, un sipario spalancato sullo spionaggio, da sempre considerato il secondo mestiere più antico del mondo.
Il motivo? Semplice!
«Perché, al pari del primo, appartiene alla natura umana, la quale porta spesso a ritenere che con il denaro si possano ottenere più risultati che con il lavoro. »